Partito

1984 - 2014 iniziative sulla figura di Enrico Berlinguer

Circolo PD di Gardone VT

Lunedì 14 Aprile ore 20.30
presso il Centro San Filippo
in via don Zanetti a
Gardone Valtrompia.

"Quando c'era Berlinguer"

Durante la serata ne discuteranno:
Paolo Pagani, dipartimenti tematici PD Brescia
Paolo Corsini, Senatore PD
Guido Galperti, Deputato PD

Coordina la serata:
Andrea Mino, portavoce del circolo PD di Gardone VT

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Promemoria

CIPEC Brescia e Associazione camuno-sebina “E. Berlinguer”

In preparazione un confronto a Brescia sulla figura di Berlinguer

con il sen. Vannino Chiti, per lunedì 28 aprile, alle ore 17.30

Modalità e sede in fase di definizione

 

PD e la sfida del cambiamento - Proposte per una nuova sinistra riformista

Un gruppo di amiche ed amici, molti dei quali hanno aderito nel recente Congresso alla mozione Cuperlo, promuove un incontro, aperto anche a contributi di esponenti di altre mozioni, sul futuro del PD, sul progetto di riforme proposto dal segretario Renzi, sulla natura e direzione del cambiamento in atto. Nonché sulla forma partito del PD, sul ruolo e la rappresentanza delle varie aree politico- culturali. E, tra queste, l’area della sinistra riformista, oggi impegnata a ridefinire, all’indomani del Congresso e di fronte alla sfida del cambiamento, un nuovo profilo politico, culturale ed organizzativo, anche a seguito dell’adesione del PD al PSE e come parte costitutiva dell’Alleanza Progressista dei Socialisti e dei Democratici in Europa.

Incontro pubblico

presso la sede provinciale del PD, via Risorgimento 18, BS

sabato 5 aprile,  dalle ore 9 alle 13

sul tema:

PD e  la  sfida  del cambiamento - Proposte per una nuova sinistra riformista

Cuperlo: la formazione di un’area politico culturale 03 02 14

On. Gianni Cuperlo

Relazione introduttiva. Incontro con i territori.  Roma 3.2.2014

“La formazione di un’Area politico culturale per restituire a una sinistra rinnovata forza e attualità nel pensiero”

Grazie di essere venuti.

La giornata non è la più felice, ma da tempo era necessario vedersi, parlarci e decidere assieme come riannodare quel filo di idee e passioni che nonostante tutto nei mesi passati abbiamo mobilitato.

E’ un lunedì, molti lavorano e il prefetto di Roma ha sconsigliato di raggiungere la capitale se non per gravi necessità.

Come si vede, quanto a scegliere il momento adatto a noi non ci batte nessuno.

Devo dire, però, che anche chi non è potuto venire ha detto, “partiamo, cerchiamo di capire assieme come si procede, perché soprattutto dalle diverse regioni la domanda è quella: adesso come si va avanti?”.

In queste settimane ci siamo visti spesso con i parlamentari – non per un privilegio – ma per un’agenda dei lavori che imponeva un coordinamento tra di noi. Ma per me è del tutto evidente che solo dai territori può ripartire il progetto di una “buona sinistra”.

Come è del tutto evidente che questo rilancio deve poggiare su basi politiche e culturali solide, ma questa volta anche su solide radici organizzative. Penso che oggi sia un’occasione utile per ragionare su entrambe e fissare i passaggi dei prossimi mesi.

Oltre il soldato Ryan, pure il generale D’Alema

Un amico mi faceva osservare l’imbarazzante figura fatta da D’Alema nell’intervista sua con Alan Friedman e riportata da Dagospia, dal Fatto quotidiano…Lo ha fatto  “perfidamente” – l’amico! - dopo la mia lettera aperta a D’Alema, ma ahimè pure “giustamente”. Touché!

Già, D’Alema. Con quel suo spropositato omaggio a se stesso, alla sua tenuta campagnola, a quel suo vino senza solfiti, al costo non proprio proletario d’un  vecchio ulivo, ai denti aguzzi del suo cane…

A parte quel suo vino, che per principio berrei  neppure sotto tortura, all’amico ho risposto che un esercito che si rispetti ha da salvare non solo i propri soldati, a partire dal soldato Ryan (che nella realtà era poi un burocrate di sergente), ma pure i propri generali. Sì, a partire proprio dal generale…D’Alema.

Polemiche bresciane sul PD nel PSE

A volte stento a credere a quel che leggo. Sulla vicenda Letta e l’adesione del PD al PSE, per esempio.

Si fa un congresso ed i “lettiani per Renzi” si schierano come si son schierati. Anche a Brescia. Non per polemica, ma era così difficile capire il vero obiettivo di Renzi? Forse quello di sacrificarsi per fare quel che non voleva fare, ovvero il segretario del PD?  Ha bloccato Letta, ancor più di quanto Letta stesso si fosse già bloccato, e l’ha poi saltato. Come tra bimbi, diciamo amici, il salto della cavallina.

A cose fatte ed ormai sfinite un bel documento bresciano, primo firmatario Nicola Del Bono con tante altre firme, a sostegno di Letta che stava già per andarsene. Renzi si poteva sostenere o contrastare (da parte mia ero tra i secondi) ma non si poteva, come non si può, equivocare. Va preso sul serio in tutti i suoi aspetti, quelli positivi e soprattutto quelli meno. Stessa cosa sul PD nel PSE.

Leggo le obiezioni di alcuni amici: Bazoli, Girelli, Manzoni…Si doveva approfondire, verificare, discutere. Tutto vero, ma si dà il caso che – e qui ha ragione De Martin – l’adesione del PD era esattamente una parte importante ed integrante della piattaforma di Renzi alle primarie. Ma su quel punto critico allora non una piega.

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