Partito

Ruolo dei cattolici e identità politica del PD

Difficile sottrarsi alle suggestioni dell’on. Alfredo Bazoli esposte in: “La solitudine dei cattolici in politica”, sul Giornale di Brescia del 2 dicembre. Anche per chi, come me, esprime un diverso punto di vista. Bazoli si interroga sui silenzi che hanno accompagnato varie scelte su temi sociali, economici ed istituzionali, evidenziando come l’area cattolica possa rimanere “confinata” solo ai temi eticamente sensibili. Ma con il rischio d’essere percepita come una “lobby”. Il problema posto da Bazoli è di tutta importanza e mi permetterei di coglierlo nello specifico sul ruolo dei cattolici nel PD.  Così posto il problema, non mi risulta però evidente il percorso da lui proposto. A mio parere la riflessione  meriterebbe di spingersi oltre un confine culturale, per guadagnare in concretezza politica. Affrontando di petto anche il “perché” d’una tale situazione nel PD.
Singolare, per esempio, è rilevare uno scarso ruolo dei cattolici, quando il vertice “reale” del PD è oggi per lo più di ascendenza cattolica. A partire dal segretario-presidente Renzi. Singolare, ma in apparenza, in quanto la riflessione dell’on. Bazoli mi pare alluda a questioni più di fondo che riguardano la natura politica ancora irrisolta del PD.



Renzi dal 41,2 al 36,3%, meno 5 punti in un solo mese

Renzi: dal 41,2 al 36,3%. Meno 5 punti in un solo mese, per colpa di quel  ‘gran gufo’ di Ilvo Diamanti.  Vero che è solo un sondaggio, per fortuna. Ma è pure il segnale d'una crepa, anche se non ancora d’un allarme. Per questo può essere un segno di tempi, seppur modesti, da salutare e da rilevare - per lui e per tutti noi - per capire quel che finora Renzi non ha capito e per far  risalire la china sua e del Paese. Quindi per ‘cambiare il verso ’ di questi suoi deludenti mesi di governo!“Cambiamento” è stata finora la magia della parola di Renzi.  A volte, per l’opinione pubblica, come la polverina magica di Trilli, la fatina di Peter Pan. Spesso, per i 'nemici' di cui ha bisogno ogni giorno in overdose, come una frusta.  Bene. Ma, come direbbe il Qoelet biblico, c’è un tempo in cui il cambiamento (come una frusta) vale per gli altri ed  un tempo in cui il cambiamento (sempre come una frusta)  deve valere pure per se stessi. Renzi incluso.

Documento del Coordinamento di Brescia: per l'unita' della sinistra riformista del PD

Nelle giornate di sabato 15 novembre e di sabato 22, sono convocati a Milano due importanti appuntamenti politici per la Lombardia, con la partecipazione dell’on. Bersani e dell’on. Speranza, successivamente, dell’on. Cuperlo. Entrambe sono valide iniziative di analisi e di approfondimento politico della minoranza interna al Pd sulle tematiche che riguardano le scelte del Governo Renzi, la Legge di stabilità, il Jobs Act e l’articolo 18, le riforme costituzionali e la legge elettorale, le politiche di ripresa economica e dell’occupazione, a fronte del perdurare d’una grave recessione, i tagli alle risorse degli enti locali, le iniziative sociali e del sindacato. Il dibattito riguarderà quindi temi fondamentali per il futuro del PD e del Paese, sui quali la sinistra riformista può e deve dare un contributo di analisi e proposte anche per superare i propri i limiti. A partire dall’impegno decisivo per una riforma elettorale che non preveda un “parlamento di nominati” e per una modifica dell’art. 18 che non sacrifichi fondamenta diritti dei lavoratori.

Oltre 100 adesioni PD alla manifestazione CGIL del 25 ottobre

Noi aderiamo alla manifestazione nazionale della Cgil di sabato 25 ottobre perché:

Riteniamo, partendo dal presupposto che non si possano scambiare tutele con i diritti, che il diritto al reintegro in caso di licenziamento senza giusta causa non sia un orpello del passato, ma una difesa del soggetto più debole nel rapporto capitale-lavoro. Ad una generazione di precari non si può consegnare un futuro fatto di una vita lavorativa senza questa garanzia, che, in varie forme, c’è in tutta Europa;

Riteniamo un errore aver posto la fiducia al Senato e voler porla alla Camera su una legge-delega che necessita della più ampia discussione in Parlamento;

Riteniamo che, attraverso una forte mobilitazione sociale, siano possibili quei cambiamenti che recuperino lo spirito originario del Jobs Act: introduzione del contratto unico a tutele crescenti, estensione degli ammortizzatori sociali, convenienza del contratto a tempo indeterminato rispetto a quello determinato;

Riteniamo che se il contratto unico deve essere a tutele crescenti al termine di un triennio al lavoratore debba essere riconosciuta la pienezza dei diritti, compreso l’art. 18.

Pagani Paolo Esec. Provinciale Pd 

Balliana Massimo Direzione Provinciale Pd 

Bonzoni Louise Direzione Regionale

Bragaglio Claudio Direz. Regionale 

Bazzani Antonio Sindaco Bovezzo

Domenighini Matteo Segretario Prov. Giovani Dem.

Bandera Serafina Presidente Assemblea Prov. Pd

Curcio Andrea Segreteria Prov. Giovani Dem.



SI O NO AD UN PD “PARTITO DELLA NAZIONE”

Può darsi ch’io prenda un abbaglio (anche se mi seccherebbe un po’),  ma su questa storia del PD come “partito della Nazione” vedo troppa confusione. E pure un qualche elemento positivo.

Intanto bisognerebbe ripescare l’originaria riflessione di Alfredo Reichlin che ce l’ha proposto, per risparmiarci almeno stupidaggini. Poi porci in un’ottica di  non pregiudiziale contrarietà, cercando di andare come sinistra riformista ai nodi essenziali. E per noi più ostici e duri. V’è oggi in campo un’alternativa a Renzi, che vada oltre la battaglia giusta e sacrosanta su precise e decisive questioni (legge elettorale, riforma costituzionale, articolo 18, legge di stabilità…)? Intendo una  vera e propria “alternativa politica”? Un progetto che possa prevedere anche la costituzione d’un nuovo e diverso soggetto politico con relativa leadership? Con  chi, con Civati, Landini, Vendola…?

A seguito d’una simile realistica valutazione si aprono per la sinistra  i problemi più seri. Risparmiamoci intanto cervellotiche  linee di fuga e pure quella  voglia matta che serpeggia  spesso nel voler rimuovere – dopo la sofferta vicenda Bersani e Letta – una riflessione seria su noi stessi e sulle nostre attuali divisioni.

C’è una “terza via” tra il diventare tout court  renziani (come i Giovani Turchi) o antirenziani.. a prescindere? Penso di sì, ed a Brescia, come in Lombardia ci si sta provando mi pare positivamente, anche nell’ultima vicenda delle elezioni  della Provincia. Ma ciò che manca alla sinistra PD  è l’indispensabile quadro nazionale, oggi  letteralmente confuso e scomposto.

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