Bragaglio: la strage di Piazza Loggia dopo la sentenza. I poteri occulti del “doppio Stato”. 12 07 19

Con la pubblicazione dell’interessante libro di Paolo Barbieri: La morte a Brescia. 28 maggio 1974: storia di una strage fascista (edizioni Red Star Press, Roma, 2019) l’ampia bibliografia riguardante la drammatica vicenda della strage di Piazza Loggia si arricchisce d’un nuovo ed importante contributo. Un contributo, peraltro, d’un testimone – allora giovane diciottenne – che in quella drammatica mattinata era tra i manifestanti in Piazza Loggia e che, già dalle prime pagine, descrive il momento drammatico dello scoppio, la reazione dei partecipanti alla manifestazione, il rischio della vita per l’Autore stesso che, solo per un fatto del tutto casuale, si era da poco allontanato dal luogo dello scoppio.
Barbieri cattura così, fin dalle prime pagine, l’emozione del lettore, restituendoci la memoria di quei drammatici momenti che Brescia, ogni anno da quel 1974, rivive ogni 28 maggio con i ritocchi lenti della campana, nel silenzio assorto di piazza Loggia, alle 10.12 del mattino, prima di dar corso alla manifestazione pubblica.
Nelle pagine scorrono ricordi, riflessioni, stati d’animo ed eventi: la bomba, le parole spezzate dell’oratore, il sindacalista della Cisl, Franco Castrezzati, la piazza atterrita, gli otto caduti ed i cento feriti, la descrizione dei funerali con la risposta politica di massa della città e del Paese intero. Il corteo immenso che in profondità attraversa nei giorni successivi il dolore immenso della città.
Ed ancora il clima di rabbia, di contestazione, di ribellione contro la strage fascista. “La città – scrive Barbieri – per diversi giorni sarà autogestita ed il servizio d’ordine più che dalle forze dell’Ordine sarà garantito dal Sindacato e dai Partiti” (P. Barbieri, cit., p.50).
In nessuna città d’Italia, dove sono avvenuti analoghi drammatici eventi della sanguinosa strategia della tensione, ogni anno si rivive con eguale intensità, e per la durata d’un mese intero, il ricordo di quel 28 maggio. Con molteplici iniziative – nelle piazze, in sedi civiche, istituzionali, sindacali, in teatri, scuole ed università – che ripropongono il significato di quell’evento, per Brescia ed il Paese intero. Alla luce del passato e d’un impegno rinnovato nel presente e per il futuro.
Merito di tutto ciò, in particolare, va ascritto in grande misura a “Casa della Memoria”. Una realtà viva ed attiva - partecipata dalle istituzioni locali, nonché da realtà culturali, politiche, sindacali e sociali - presieduta da Manlio Milani, il marito d’una delle insegnanti cadute nella strage.



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