Partito

Il Centrodestra in Loggia: è da sempre e solo un “partito…contro”!

Come evitare le insidie elettorali? Di certo non fidandosi della produzione di parole a mezzo di parole. Quindi allineando le parole ai fatti! Come per i contratti di casa nostra, verificando l’affidabilità dei proponenti. A maggior ragione per un “contratto sociale”, riguardante Brescia, mettendo a confronto i due opposti contraenti, vale a dire Castelletti e Rolfi, e verificando la loro affidabilità! Ben sapendo che chi quell’allineamento tra parole e fatti non l’ha mai praticato, di certo anche in futuro non lo farà! Castelletti rivendica la continuità del buon decennio del sindaco Del Bono. Con fatti che son lì da vedere. Rilancia e ne amplia il valore. E la sua è una continuità che ha radici profonde a Brescia.

Altri fatti ci dicono invece d’un Centrodestra molto contraddittorio.
Risalendo persino alle opposte anime della DC. Pensiamo ad un Prandini contro Padula e Martinazzoli, per la conquista della Loggia, nella crisi degli anni ‘80/90. Ebbene tale Centrodestra ha rappresentato nei fatti e negli anni un freno - persino un deragliamento - sulle scelte più importanti in città. Infatti, il Centrodestra s’è quasi sempre collocato sul versante della contrarietà. Come un partito del no! Persino quando era parte del governo in Loggia. Per esempio, contro la politica urbanistica di Bazoli, contro il progetto culturale del socialista Frati portandolo alle dimissioni, contro il Metrò con la segreteria DC di Baronio e poi con due Referendum per il no. Contro anche il Termovalorizzatore, poi, tentando di affossarlo durante la Giunta Panella, nel 1992, con l’assessore prandiniano Corbelli a far leva persino sul PCI-PDS, allora all’opposizione.


elezioni amministrative 2023 - QuiBrescia 09 05 23

La politica ed il… biliardo

Mi capita nelle discussioni riguardanti il PD  ed i suoi Congressi – tra quello nazionale appena fatto ed quelli regionale e provinciale ancor da fare – che emerga a volte un  certo semplicismo. Del tipo: il considerare detta-fatta una cosa perché semplicemente s’è enunciata, oppure che basti esser l’ultimo arrivato per immaginarsi il PD già bello che rifondato… e così via. Con me che mi figuro invece la differenza tra le canne del fucile e del biliardo. Me ne guardo bene dal tarpar le ali alle “new entry”. Anzi. Anche perché mi rivedo – arrossendo ancor oggi - quando polemizzai a Nave nel ‘70 contro l’on. Adelio Terraroli del PCI, ad un’iniziativa promossa dall’avv. Ugo Negroni, indimenticabile sindaco di Nave e… gran democristiano. Ricorro piuttosto – in fatto di realismo -  alla storia più recente del PD ed alle sue illusioni. Del tipo: a fronte delle divisioni dell’Ulivo s’è fatto in quattro e quattr’otto un partito unico con dentro cattolici e sinistre varie, mentre ci siam poi trovati non la valorizzazione delle due componenti, ma al livello più basso della loro vitalità e  con il peggior correntismo. Col corredo poi di leggi elettorali ipermaggioritarie per penalizzare liste alleate. Si son inventate pure le primarie, ma non per i Parlamentari che vengono decisi invece dalla segreteria nazionale. Com’è avvenuto nel 2018 con proposte unanimi da Brescia, ma con Renzi e Boschi che han bocciato in una notte ben due dei tre nostri candidati!
Ma che c’entrano le canne d’un fucile o d’un biliardo? E’ presto detto. Nell’un caso tra la canna del fucile e l’obbiettivo c’è – almeno nelle intenzioni - un rapporto diretto tra la direzione della canna e l’obbiettivo da colpire. Quindi è il detto-fatto. Nell’altro caso no, perché c’è tutto un complicato gioco angolare di sponde che fa muovere la palla persino all’opposto rispetto al tiro della canna di biliardo. La politica – da sempre - è come un complicatissimo biliardo. E Machiavelli il suo gran maestro! In ragione non d’un imbroglio, ma delle regole diverse del suo gioco. Infatti c’è tutta una eterogenesi dei fini come regola – fisiologica e quindi non patologica - della lotta politica e delle sue alleanze. Dove il detto è spesso il diverso e persino il non-fatto. E viceversa. Ha quindi molto a che fare con le regole della guerra, ed è meglio saperlo per non soccombere.



Perchè oscurare da destra il ruolo dei socialisti bresciani? Dalla Loggia un nuovo progetto progressista

Ringrazio il dott. Franco Spedale - esponente tempo fa del PSI bresciano - per la sua lettera del 28 marzo pubblicata da BresciaOggi, ma con una precisazione.
Il mio cenno alla crisi in Loggia del ’90-94 con relativi protagonisti - tra cui l’on. Prandini - segnalava l’importanza di quella crisi, da cui è poi nato un nuovo Centro Sinistra. Ma considerando Prandini – ovviamente – tra gli aspiranti affondatori e non già tra i …fondatori di quel soggetto politico!
Una fase che ha visto la sconfitta del “preambolo” DC-PSI, il primo scioglimento traumatico del Consiglio e la sindacatura di Paolo Corsini di fine ’92.
Il secondo trauma è stato lo scioglimento del ’94. Poi a dicembre l’elezione di Mino Martinazzoli, con quel nuovo Centro Sinistra, antesignano dell’Ulivo nazionale. Per cui rivendicare ancora oggi la continuità, con un’autorevole presenza socialista. Certo non tutta, perché una parte ha seguito l’onda berlusconiana e si ritrova oggi con la Meloni.

Dionigi: in bilico tra un “basta politica” ed un … “avanti socialista”!

Su Brescia Oggi del 21 marzo vengo colpito da un perentorio: “basta politica”, di Dionigi Guindani. Per l’amarezza, ancor più che per la sua critica a Del Bono. Ovviamente lo sento, con l’antica confidenza ed il nostro consueto sfottò: “Comandante”! Come reduci di non so quali battaglie e medaglie. Ma forse – ironicamente - anche un po’… sì! Perché momenti significativi insieme ne abbiam passati, dagli anni ’70 ad oggi. Partendo lui da socialista craxiano, io da comunista berlingueriano. Quindi da cani e gatti. Ma incrociando – con tutta l’autonomia dal quadro politico nazionale che ci si è resa necessaria –  le vicende bresciane, in base alle nostre responsabilità. E con risultati. In particolare penso alla crisi degli anni ’90-94, in Loggia. Con tanti nomi in ballo, d’una vicenda locale e nazionale…Moroni, Fermi, Panella, Padula, Prandini, Martinazzoli, Corsini, Ferrari, Tolotti,…e tanti altri.
Preistoria? Certo, ma fondamento del Centro Sinistra anche di oggi. In continuità. Perché, ad esempio, se oggi facciam festa per  il decennale del Metrò, van pure ricordati oltre quelli che l’han voluto – e tra questi Ettore Fermi -  anche quelli che con ben due referendum volevan invece seppellirlo, il Metrò, e me li ritrovo oggi tra gli imboscati della festa. Penso al passaggio da ASM ad A2A – con l’indimenticabile ing. Capra - che ci porta fior di servizi, lustro ed oggi in cassa ben 70 mln di euro, non piovuti dal cielo.  Ma – tra i problemi dei cantieri in centro del Metrò e l’accusa d’una svendita di ASM a Milano –  nel 2008  ci siam visti pure la sconfitta  del Centro Sinistra in Loggia.

Il Centro Destra per la Loggia? Come la volpe con…l’uva!

Leggo sulla stampa, attribuita all’avv. Paola Vilardi, già candidata sindaco in Loggia, una considerazione polemica verso Castelletti del tipo: il ticket, Sindaco/Vicesindaco è sempre nato nel Centro Sinistra a dimostrazione d’una fragilità congenita di questa proposta. Domando: se è così, come mai un tale ticket è da tempo – ma inutilmente - ricercato anche dal nostrano Centro Destra? Ma – gentile avv. Vilardi - anche in fatto di storia, pur sempre nostrana, ahimè qui ci si lascia un po’ a desiderare. Ad esempio Corsini fece il ticket con Onofri per la Loggia (peraltro con un indimenticabile manifesto “double face” che ha attraversato le…cronache!) e vinse. Quindi direi del tutto benvenuta questa “fragilità congenita” – anche ora come allora - di Castelletti con Manzoni!  In altri casi il ticket del Centrodestra neppure s’è impegnato perché fin troppo scontato. Come nel 2008, con in campo il PDL a Brescia, fatto da Forza Italia ed Alleanza Nazionale, e quindi con Rolfi della Lega – l’unica altra lista della coalizione – presente da capolista e segretario cittadino, quindi scontato vicesindaco. Con ormai fuori onda l’avv. Cesare Galli che aveva poco prima consumato  il suo sbrego contro il Carroccio.
Oltretutto nel 2008 non si parlò di vicesindaco nel Centro Sinistra anche perché ci fu non “singolar tenzone” tra due poli contrapposti, ma una triangolazione con la “variante autonoma” di Laura Castelletti al 6,6%. E ricordo perfettamente pure i titoli del 25 aprile di allora sulla stampa locale. A fronte delle profferte d’un Paroli già sindaco col suo 51%, Castelletti aveva risposto “Grazie, ma non entro in Giunta”. Quindi un indimenticabile...gran rifiuto! Castelletti scelse infatti di stare all’opposizione con il Centro Sinistra.

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