Andrea Orlando a Brescia per un PD del Centro Sinistra

Gli incontri del ministro Andrea Orlando a Brescia ed in Lombardia hanno rappresentato una convincente saldatura tra il “modello di centro sinistra” dei governi locali – da Milano a Brescia, da Bergamo ad altre città lombarde – e la sua proposta di governo nazionale. Un PD non più solo, leaderistico ed isolato, ma posto al centro della ricostruzione d’un ampio campo politico e sociale progressista. Con positivi riferimenti anche a Pisapia. Quindi, nettamente distinto dalle ambiguità che attraversano il resto del PD.
Si rende così ancor più esplicita l’insostenibile schizofrenia tra l’attuale linea nazionale del PD e la costruzione di ampie coalizioni politiche e sociali nelle comunità e nei governi territoriali. Dopo il No al Referendum tutto è cambiato. Renzi - dice Orlando – non è più il “dominus”. Ed anche a me pare che, dopo quel traumatico cambio di fase politica, ci si debba attestare ben oltre il dilemma renzismo-antirenzismo, come s’attardano invece a fare sia la “guardia pretoriana dell’Augusto” che, sul fronte opposto, gli indomiti “spartachisti”. Ma con Renzi e D’Alema che si sorreggono per contrapposizione. Di conseguenza, chiarezza anche per la riforma elettorale, necessaria per restituire vita democratica al Paese con il superamento dell’Italicum e la perversa logica d’un futuro Parlamento ingovernabile, fatto da nominati e da trasformisti.


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