...Mah! Tra tessere PD con Berlinguer e Schlein nel simbolo del PD
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Pubblicato: Lunedì, 22 Aprile 2024 00:00
…Mah! Che dire? Se non banalmente che “ad ogni giorno basta la sua pena”…Anzi due, visto che si tratta del PD. Con queste sue due pene, lo dico subito, che mi infliggo e subisco, ma che non condivido.
Gli occhi di Berlinguer sulla tessera
Da sempre berlingueriano del Compromesso Storico, ritengo – persino provocatoriamente - che anche oggi, pur cambiando tutto ciò che va cambiato, è stata ed è l’unica grande politica della sinistra progressista in Italia. Fatta di alleanze sociali e politiche tra le forze della sinistra e quelle cattoliche. Questo il cuore. Con gli alti e bassi che sappiamo. E’ alla base – unitamente alla terza fase di Moro – dell’Ulivo. E solo in parte dello stesso PD poi. Quindi non frontismi tra Pci e Psi, non l’occhettiano schieramento dei Progressisti contro il Partito Popolare di Martinazzoli. Ma invece tutto ciò che è stato ed è ancora oggi il percorso vincente nei Comuni , anche a Brescia, da Martinazzoli a Castelletti. Una incancellabile matrice di alleanze tra forze distinte e plurali, seppur con vari volti e nomi. E non già il partito unico e maggioritario del Centrosinistra.
Ma se lo stesso PD è frutto di quel pluralismo, ciò non significa che Berlinguer ne sia un padre fondatore. Come non lo sono De Gasperi o Moro.... Capisco il risvolto drammatico in queste ore della “questione morale” in Puglia e d’intorni. Come pure il valore anche oggi del forte richiamo berlingueriano. Ma su una tessera del PD, se hanno ancora un valore le diverse storie e che non sia uno spot del momento…no!
Serve un campo largo bresciano
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Categoria: Partito
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Pubblicato: Mercoledì, 10 Aprile 2024 00:00
Riprendo una riflessione interessante che il rappresentante del M5S, l’ing. Luca Cremonini ha affidato al Giornale di Brescia, il 25 marzo. E lo faccio all’indomani dello strappo pugliese tra PD e M5S. Non riprendo le polemiche tra Schlein e Conte. M’immagino piuttosto seduto in riva al fiume mentre annaspano sia il Pd che il M5S. Con quel loro accapigliarsi nei gorghi, ma pensando di vincere l’un sull’altro. Inconsapevoli del rischio d’una comune brutta fine. Che è presto detta, in quanto la Destra porta con sé, nella sua vittoria, oltre i propri voti, pure quelli d’una Sinistra che - sempre più schifata - vota nessuno dei due: né PD, né M5S. Ingrossando così il “partito dell’astensione”. Col PD che è passato dal 33, al 40, al 20%. Il M5S dal 33 al 16%. Mentre – lo ricorda Michele Ainis in “Capocrazia” – la Destra col suo 30% dell’elettorato italiano incassa il 56% dei seggi in Parlamento. Proprio a causa anche di quel “non voto” che queste Sinistre, tra loro litigiose, fan di tutto per…meritarsi! Come i capponi del Manzoni che si beccano tra loro prima di finir sul fuoco. Ma che in verità eran quattro, quei capponi, quasi già previsti, fin d’allora, pure gli altri due, Renzi e Calenda, del fu “Terzo polo”.
Si martella in queste ore sulla fine del “campo largo”. Anche nel PD. Bene, ma per qual altra politica? Per il ritorno al PD solitario del partito maggioritario? Auguri! Per l’alleanza col Terzo Polo bell’e che sfasciato? Auguri. Per l’ennesima scissione per rifare una simil-DC, come si strologa in queste ore? Auguri. Il mio timore è piuttosto l’amalgama (e dagli ancora!) d’un po’di tutto ciò. Quindi l’eterno zigzagare del PD. In un caos per nulla calmo. Mentre l’unica strada rimane il…“campo largo”! Non proprio questo, che ha troppo della pietraia incolta e pure stretta!
Ma un campo da rifondare, ma che non c’è ancora. Ma come c’è invece in molti Comuni e – soprattutto - c’è come bisogno del Paese. Magari con un nome nuovo, come si fece con l’Ulivo. Ma
che – basta il minimo sindacale della fantasia - evochi quella sua anima progressista. E non già una
roba da strisce segnaletiche al vento, con picchetti piantati da un geometra.