Serve un campo largo bresciano
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Categoria: Partito
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Pubblicato: Mercoledì, 10 Aprile 2024 00:00
Riprendo una riflessione interessante che il rappresentante del M5S, l’ing. Luca Cremonini ha affidato al Giornale di Brescia, il 25 marzo. E lo faccio all’indomani dello strappo pugliese tra PD e M5S. Non riprendo le polemiche tra Schlein e Conte. M’immagino piuttosto seduto in riva al fiume mentre annaspano sia il Pd che il M5S. Con quel loro accapigliarsi nei gorghi, ma pensando di vincere l’un sull’altro. Inconsapevoli del rischio d’una comune brutta fine. Che è presto detta, in quanto la Destra porta con sé, nella sua vittoria, oltre i propri voti, pure quelli d’una Sinistra che - sempre più schifata - vota nessuno dei due: né PD, né M5S. Ingrossando così il “partito dell’astensione”. Col PD che è passato dal 33, al 40, al 20%. Il M5S dal 33 al 16%. Mentre – lo ricorda Michele Ainis in “Capocrazia” – la Destra col suo 30% dell’elettorato italiano incassa il 56% dei seggi in Parlamento. Proprio a causa anche di quel “non voto” che queste Sinistre, tra loro litigiose, fan di tutto per…meritarsi! Come i capponi del Manzoni che si beccano tra loro prima di finir sul fuoco. Ma che in verità eran quattro, quei capponi, quasi già previsti, fin d’allora, pure gli altri due, Renzi e Calenda, del fu “Terzo polo”.
Si martella in queste ore sulla fine del “campo largo”. Anche nel PD. Bene, ma per qual altra politica? Per il ritorno al PD solitario del partito maggioritario? Auguri! Per l’alleanza col Terzo Polo bell’e che sfasciato? Auguri. Per l’ennesima scissione per rifare una simil-DC, come si strologa in queste ore? Auguri. Il mio timore è piuttosto l’amalgama (e dagli ancora!) d’un po’di tutto ciò. Quindi l’eterno zigzagare del PD. In un caos per nulla calmo. Mentre l’unica strada rimane il…“campo largo”! Non proprio questo, che ha troppo della pietraia incolta e pure stretta!
Ma un campo da rifondare, ma che non c’è ancora. Ma come c’è invece in molti Comuni e – soprattutto - c’è come bisogno del Paese. Magari con un nome nuovo, come si fece con l’Ulivo. Ma
che – basta il minimo sindacale della fantasia - evochi quella sua anima progressista. E non già una
roba da strisce segnaletiche al vento, con picchetti piantati da un geometra.
Un PD con una sola "vocazione maggioritaria": il “largo campo progressista”...da costruire!
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Categoria: Partito
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Pubblicato: Sabato, 16 Marzo 2024 00:00
Illusione in Sardegna e delusione in Abruzzo? Direi di no. Ora però vanno contrastati nel PD gli sbandamenti alle curve che si rendono necessarie o il cambio compulsivo dei piloti.
Nessun partito può vivere con due opposti cuori in petto. Ciò vale anche per un PD nazionale che nasce e s’immagina autosufficiente, con una vocazione maggioritaria in un sistema bipartitico. Mentre in Regioni, Province e Comuni il PD promuove ampie coalizioni. Pensiamo al voto per il Comune di Brescia, col PD al 26% e la Sindaca Laura Castelletti al 55%. Si tratta non solo di diverse regole elettorali, ma di opposte visioni nel rapporto della politica col Paese. Con un’Italia profonda il cui pluralismo sociale, territoriale e culturale risulta incomprimibile in rigide forme bipartitiche. Ed il PD che vince è solo quello delle ampie alleanze, anche sociali e civiche. Come peraltro confermato anche dall’esperienza bresciana.
E’ nota la predilezione del PD per i collegi uninominali, tipici dei sistemi bipartitici. Ed è questo, per me, il suo “legno storto”. Come se il voto dato agli alleati fosse un qualcosa sottratto al PD. Infatti dopo il fallimento dell’Unione prodiana, nel 2006, la risposta è stato l’accordo per una riforma elettorale “bipartitica” di Veltroni con Berlusconi.
Ma la mia critica precede il PD e riguarda anche il PCI-PDS-DS che ha promosso modalità non convincenti pur di farlo nascere così. Pensando che il PD fosse il coronamento dell’Ulivo e non già – come ritengo - la sua liquidazione. Il famoso: amalgama mal riuscito! Con la sottovalutazione della peculiarità sociale e politica – non già un’anomalia! – rappresentata sia dalla DC e dal Mondo cattolico, che dalla migliore eredità del PCI, non travolta dal crollo del Muro di Berlino. Una peculiarità particolarmente significativa e confermata in terra bresciana e lombarda.
Ma il PDS occhettiano appena nato s’imbarca nei Progressisti e si separa dal Patto Segni e dal PPI di Martinazzoli. Mentre – tra loro insieme nel ’94 - avrebbero ottenuto il 49,5%. Da ciò e per entrambi la sconfitta e la vittoria di Berlusconi con quel suo 43%. Dopo pochi mesi a Brescia si avvia con Paolo Corsini l’operazione d’una ampia alleanza, dal valore nazionale. Con la vittoria di Martinazzoli sindaco ed un Ulivo “ante litteram”.