Sul lavoro una battaglia di merito, ma "no" ad una scissione del PD

Nel dibattito riecheggia una parola fino a ieri impronunciabile: scissione. Impossibile dire cosa ci riservi il futuro. E pure quale sia il rapporto tra ciò che si desidera e ciò che poi si debba invece per stato di necessità. Tra le certezze di oggi, in ogni caso, v’è l’incertezza diffusa delle parole pubbliche che s’impongono sulla scena politica. Spesso a tal punto inaffidabili da suscitare pure il consenso popolare, con scroscianti applausi al prestigiatore che meglio sa mettere in scena il trucco dell’asino che vola.

Quant’è lontano – e rimpianto – quel nesso che Martinazzoli stabiliva tra politica e verità. Oggi, affidarsi ad una tale convinzione, significa far leva sull’azzardo d’una roulette o su un’imperdonabile ingenuità. Entrambi sconsigliabili, visto l’esempio che ci viene dall’alto. E da Renzi stesso, purtroppo. Ne sanno qualcosa Letta ed il suo Governo. O coloro che lo presero in parola sul fatto che “mai presidente del Consiglio senza elezioni” o che “l’articolo 18 non è il problema del Paese”.

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