Candidature civiche o maschere di lotte intestine?

Con riferimento all’intervento su Bresciaoggi (7.1.2018) dell’ing. Giacinto Musicco, che ringrazio, mi corre l’obbligo d’una precisazione su un possibile equivoco riguardante stimabili persone.
Le mie considerazioni sulla vicenda amministrativa del 1991-92 in Loggia (Bresciaoggi 29.12.2017) sono critiche nei confronti di alcune forze politiche e non già verso il prof. Mauro Piemonte. Al punto che sottoscrivo quanto Musicco afferma sul suo valore professionale e personale. Il punto che ha finito poi per coinvolgere anche il prof. Piemonte, riguarda la strumentalità di alcune operazioni politiche dell’allora DC.
Lo spunto è nato da una riflessione sulla proposta di candidato sindaco, fatta dagli on. Gelmini e Paroli, del prof. Enrico Agabiti Rosei. E da un accostamento con Piemonte: analogo profilo professionale, stessa età, in quiescenza dagli Ospedali Civili, stessa modalità di proposta nel bel mezzo d’una profonda frattura politica dei partiti che lo sosterrebbero. Se nulla ho detto su Agabiti Rosei, alcune cose posso invece richiamarle per Piemonte. Quasi immaginando, appunto, anche una storia parallela.
Intanto, lo dico all’amico Musicco, non è vero che “la sovranità popolare si era espressa a larga maggioranza (circa settantamila voti) a favore del prof. Piemonte, come sindaco in pectore”. Piemonte era capolista della DC, ma il sindaco, peraltro di coalizione, veniva eletto dal Consiglio Comunale. Non necessariamente il capolista o il più votato con le preferenze. Infatti un Bruno Boni, redivivo in Loggia nel 1985, prende 10 mila preferenze, 2 mila più di Piero Padula, ma è Padula a diventare Sindaco. Nel 1990 è Padula che prende 9.500 preferenze, ma il Sindaco lo farà – nel caos più totale della DC – Gianni Boninsegna.