Emergenza Covid: un campo democratico piu’ ampio a Roma come a Brescia

Partiamo da una considerazione vera, anche se sgradita. Non c’è politico o scienziato che nella vicenda del Covid 19 non abbia detto una qualche sciocchezza da… premio Nobel. Chi però s’attarda nel ginepraio di tali polemiche è alla ricerca non di verità, ma d’un alibi perché non sa che fare. Parlo non solo dell’emergenza sanitaria, ma della voragine economica e sociale aperta ormai sotto i nostri piedi. Gli indicatori – l’ultimo: 10 milioni a rischio povertà - ci dicono d’una nuova grande crisi come quella del ‘29. Ciò significa che il peggio ha ancora da venire!
Ci si aggrappa all’esempio della Ricostruzione, al Piano Marshall e all’unità nazionale di quel periodo. A mezze verità. Oggi nel mezzo d’una pandemia non c’è alcuna America che ci regali derrate e dollari. In quanto all’unità nazionale va pure ricordata la rottura di De Gasperi con PCI-PSI, ben prima del voto del ’48, con il decennio della Ricostruzione che ha visto i “socialcomunisti” alla opposizione. Con l’Europa divisa dalla Guerra fredda.
La retorica in politica è un’arma rischiosa a doppio taglio, quindi meglio è la verità affilata, ma da una parte sola. L’unità è esistita per il breve tempo della Costituente. Ma quell’esperienza è di insegnamento, perché ci impone ora una scelta analoga per importanza, ma di opposto segno, con le sinistre ora anch’esse protagoniste nell’indicare un nuovo confine. Quindi con una nuova sentinella che – come dice il profeta Isaia, così caro al compianto Cesare Trebeschi – stabilisca fin dove arriva il buio della notte, prima della luce del giorno.