Brescia - Elezioni Amministrative 2018

“RICOSTRUTTORI E NON DEMOLITORI” UN SEGNALE CHIARO E FORTE ANCHE PER IL PD NAZIONALE
…………..

“CACCIATE DEL BONO!” IL GRANDE “NO” DI BRESCIA ALL’URLO LEGHISTA

Attendiamo pure i ballottaggi. Ma alcune valutazioni possono essere fatte partendo dal “caso Brescia”, all’indomani della straordinaria vittoria del Sindaco Del Bono. I riflettori nazionali hanno già puntato sul valore di tale vittoria. Il ruolo della leadership del Sindaco e la presenza d’una politica inclusiva dell’intero Centro Sinistra. La risposta d’un PD orgoglioso ed unito, all’indomani d’una lacerazione indotta da improvvide  scelte nazionali in fatto di liste e d’una penalizzazione di Brescia. Il coinvolgimento di tutte le componenti, in termini di corresponsabilità e di mobilitazione. Il forte messaggio di Del Bono per un “Pd non arrogante”, rivolto a mio parere a 360 gradi, pure in casa PD.

Ma un voto così importante
è frutto più della tradizione bresciana o del cambiamento? A mio parere sono due facce della stessa medaglia.
Infatti il buon governo, interpretato in modo alto ed innovativo da Del Bono, è il frutto d’un “continuum storico”, oltre che un progetto del futuro. E’ l’idea d’un Palazzo Loggia che rappresenta anche un modello di “Governance” allargata. Infatti per il cittadino bresciano è la qualità dei servizi, da ASM-A2A ad una ottima Centrale del Latte. Dal trasporto innovativo di Brescia Mobilità- Metrò ai beni culturali valorizzati dalla Fondazione Musei. Dai rifiuti, che son la croce di molte città, trasformati in raccolta differenziata, energia e teleriscaldamento. Per non dire poi della rete dei Servizi sociali. O dei grandi Parchi urbani. Scuole, Università, Ospedali. E così via.
Si riflette in questa “Governance” municipale l’orgoglio del bresciano che si confronta con altre città. E che nell’opposta candidatura di Paola Vilardi – vittima sacrificale -  non ha trovato riscontro, se non come il volto della modesta  parentesi della Giunta di Adriano Paroli, già bocciata nel 2013.

Lo stesso vano inseguimento di candidati civici - a partire dall’ing. Enrico Zampedri – è stato vissuto “en plein air” come lo spasmo irrisolto della ricerca d’un “sindaco straniero”. E gli on. Gelmini e Paroli come una volonterosa coppia di rabdomanti, un po’ spaesati, nei meandri d’una riluttante società civile.
Ma il valore di questa vittoria emerge ancor più dai valori assoluti dei voti, nel confronto tra elezioni politiche del 4 marzo e le amministrative di giugno.
Pur in presenza d’un calo di votanti, scesi al 57%, l’insieme del Centro Sinistra passa da circa 37 mila a 44 mila voti, guadagnando 7 mila voti. Il Centro Destra da 42 mila scende invece a 31 mila voti. Mentre il M5S tracolla dai 18 mila voti ai 4,5 mila. In sostanza Centro Destra e M5S perdono 24 mila elettori, pari a circa il 30% dell’elettorato. Un terremoto.
Si può altresì ipotizzare che gran parte dei 7 mila voti aggiuntivi del Centro Sinistra provengano dal M5S. Oltre che una parte dalla Civica di Francesco Onofri.